lunedì 24 dicembre 2007

Giuliano Amato

Giuliano Amato, il Ministro degli Interni italiano, ha scritto al “New York Times” una risposta all’articolo del 13 dicembre del corrispondente da Roma Ian Fisher, intitolato “In a Funk, Italy Sings an Aria of Disappointment”. La sua lettera è qui sotto. Fisher ha discusso la risposta al suo articolo con The Lede.

Le lenti attraverso le quali italiani e stranieri osservano l’Italia sono grandi e spesse, e ne danno un’immagine un po’ distorta e melodrammatica.
La distorsione può essere sia positiva che negativa. Si può mostrare una nazione che sa godersi la vita, che ride di se stessa, mangia bene e guida belle automobili. Ma c’è l’altro lato, quello del paese della mafia, dove “non funziona niente”, il cui governo è occupato a derubare i cittadini, dove le persone che si dedicano all’evasione fiscale si lamentano - mentre vanno al mare - di quanto spendono per le tasse.
Nessuna immagine rappresenta la realtà, ma solo una sua parodia. Si dia un’occhiata ai dati. Secondo la più recente ricerca di Mediobanca, l’Italia ospita “un capitalismo di quarta generazione” con un tasso di crescita delle esportazioni del 6 per cento nel corso degli ultimi dieci anni (11 per cento nel 2007) e una crescita del fatturato del 5 per cento. Le industrie in questione sono diventate delle multinazionali, con investimenti in Cina, e ora rappresentano il 33 per cento del nostro sistema produttivo.
Nel commercio, l’Italia ha perso posizioni in termini di volumi, ma non in termini di valore. Abbiamo iniziato ad esportare prodotti di valore superiore, con qualità più elevata, più ricerca e innovazione. Ciò vale non solo per la moda, il vino e mobili, ma anche per gli elicotteri, le navi da crociera, i motocicli, i componenti auto, e i macchinari ad alta tecnologia.
Inoltre, mai come ora sono stati arrestati tanti mafiosi latitanti. Ogni giorno le notizie riportano con sempre maggior rilievo come la società civile reagisca contro la criminalità organizzata, come gli imprenditori denuncino le malversazioni dei racket, riconoscendo per la prima volta che “il governo è di nuovo con noi”.
Inoltre, il sistema sanitario nazionale è stato classificato al secondo posto mondiale dall’Organizzazione mondiale della sanità. E il tasso di disoccupazione è stato dimezzato nell’ultimo decennio.
Occuparsi solo delle nostre magagne è un’abitudine piuttosto antica. Ai tempi in cui Firenze e Venezia stavano conquistando il mondo, mentre Ludovico Ariosto narrava di dame fantastiche e cavalieri antiqui in lucenti armature, l’Italia si presentava attraverso la predicazione di Savonarola sull’“Anticristo, il flagello, la peste e la morte”.
Non voglio misconoscere la realtà: l’Italia non sta vivendo un nuovo Rinascimento. Stiamo affrontando nuovi reati e nuovi criminali. Il nostro euro ha meno potere d’acquisto a Roma che a New York. Ma oggi, come ieri, la realtà è molto diversa da come noi stessi la rappresentiamo. Sarebbe una buona idea di finirla con queste prospettive deformate. Soprattutto - e qui mi rivolgo ai miei colleghi italiani – lamentandoci sempre dei nostri malanni potremmo diventare molto più malati di quanto siamo in realtà.