Luciano Bianciardi esce dalla biografia di Pino Corrias come un italiano medio, piuttosto disforico e bizzarro e con troppa propensione al whisky. Del suo talento di scrittore di vaglia non si riesce a capire granché, né delle sue idiosincrasie (e.g. le “segretariette secche” che dicono “le mie lettere, dottàre” e “commendatàre”, antipatie che invece andrebbero esaminate a dovere). Attenersi alle testimonianze, ai documenti, ecc. non è sufficiente per indagare sul genio di uno scrittore, altrimenti basterebbe un impiegato dell’archivio, o no?