«La battaglia di Algeri vinse il Leone d’oro a Venezia nel 1966, ebbe tre nomination agli Oscar, e provocò dibattiti a non finire, nell’epoca dove i frequentatori di cineclub si sfinivano a spaccare il fotogramma in quattro. Davano la linea, etichettavano come artista borghese chiunque facesse un film senza stracci, vedevano dappertutto riferimenti alla classe operaia, o alle lotte di liberazione, o alle magnifiche sorti e progressive dell’umanità. Se per indole oppure per età ve la siete persi, la potete ricuperare senza rischi e senza noia tirando giù dallo scaffale Il lavoro culturale di Luciano Bianciardi. Le pagine sull’esperto che introduce un film magiaro parlando di metalmeccanici e colate di acciaio, mentre gli spettatori affollano la saletta per via di una femmina scosciata – la stessa attrice che a Hollywood si farà chiamare Hedy Lamarr – sono uno splendore».
M. Mancuso, "Il Foglio", 14 ottobre 2006.
M. Mancuso, "Il Foglio", 14 ottobre 2006.