lunedì 17 settembre 2007

Speciale Massimo Della Pena

Il mio quasi omonimo Massimo del Papa si chiedeva - molto ingenuamente - cosa mai ci guadagnasse la tv di Stato nel pubblicizzare i concerti di Vasco Rossi e di qualsiasi altro cantante. Ci guadagna, ci guadagnano.
In breve - ma molto in breve, se volete potrei approfondire - ecco come va la cosa.
Si sa che a Natale i "promoter" delle case discografiche vengono a salutare i responsabili della cultura bussando con i piedi, avendo le mani molto occupate.
Un passaggio in un tg delle edizioni principali è fondamentale: milioni di contatti quasi a gratis. In genere si regalano copie del nuovo cd - e di tutti gli artisti della scuderia - al caporedattore, al vice, (ad altri...) e al redattore che va materialmente a fare il pezzo. Capita poi spesso che il caporedattore vada ugualmente anche lui al concerto, magari insieme a qualche parente, ospite gradito in prima fila, ma senza muovere un dito (deve stare tranquillo). Se ci limitiamo a quella sera del concerto, il caporedattore, che magari si mette anche presente in orario (notturno), si fa dare 4-5 biglietti in primissima fila, si trova un pezzo fatto il giorno dopo senza aver fatto nulla e avrà le novità in anteprima (per sé e per i suoi figlioli) finché sarà in carriera (questo è un altro aspetto che andrebbe approfondito: quanto dura un caporedattore? Chi decide il cambio e dopo quanti anni? E sulla base di quale motivazione? In realtà sono cariche che possono durare anni e anni). In sostanza: guadagna una montagna di quattrini e privilegi.
Ora moltiplicate per il numero delle case discografiche e dei cantanti (e case editrici, e Dvd, e Cd, e teatri, e festival...) e capirete che lo stipendio è solo una minima parte delle entrate. Conta metter su una rete di amicizie con le etichette maggiori e l'unico impegno è quello di farli passare a turno nei tg delle principali edizioni. Dovreste assistere alle telefonate con gli uffici stampa, zero secondi a parlare dei contenuti di un programma, concerto o libro, minuti a parlare di collocazione e favori.
Quando sentiva la parola "cultura", qualcuno, metteva mano alla pistola. Oggi, che i tempi sono cambiati, si mette mano al portafoglio.