lunedì 11 giugno 2007

Meritocrazia

Un interessante articolo di Maurizio Ferrera sul "Corriere della sera" del 10 giugno 2007 (Quando sono i giovani a non volere la meritocrazia) riporta un dato molto curioso sull'argomento “meritocrazia e affini”, di cui si discute da molto tempo, con "riforme più o meno ambiziose volte a sbloccare economia e società, facendo largo a quelli che la nostra Costituzione chiama i capaci e i meritevoli". Il 44% dei giovani – secondo un sondaggio recente – ha dichiarato che “lavorare meglio degli altri non giustifica aumenti di stipendio”: se un’impresa vuole premiare i propri lavoratori dovrebbe dare aumenti uguali a tutti.
Ferrera osserva che la meritocrazia poggia su una cultura della responsabilità (gli individui sono responsabili di come usano risorse e opportunità), mancando la quale vi è un difetto di comprensione prima ancora che di condivisione culturale. La diffidenza verso la meritocrazia è certamente figlia della vacua retorica attorno alla "necessità di far avanzare quelli che lo meritano davvero" ecc. ecc.: mentre tutti parlano di meriti e riconoscimenti, questo egualitarismo bischero è spiegabile come legittima difesa contro le cooptazioni clientelari, familistiche, corporative, nelle quali si gabellano come “capaci e meritevoli” i propri parenti, i portaborse, le amanti, i galoppini. Ergo, per evitare rischi, consoliamoci, che siamo tutti delle schiappe.