Un Vassalli un po' spiritato ci descrive l’Italia che lo ha allevato - quella di sempre, fascista, smandrappata, inossidabile - ma anche quella elegiaca dei fiumi piemontesi percorsi dagli ultimi cercatori d’oro con le padelle. L’Italia degli anni ‘80 vive di pensosi convegni sul “Futuro della letteratura”, noiosissimi ma prodighi di tramezzini e coffee break. Tutti parlano e nessuno ascolta, il padre del narratore (il fascismo?), sordo come una campana, non invecchia mai e si risposa con una signora un po’ zoccola, i colleghi scrittori sono ridicoli, e si ghigna abbastanza.