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Emil Cioran era tipo da da riutare i settanta milioni del premio Morand perché non poteva «ammettere che una vocazione venisse degradata all’orrore di un mestiere». Era un genio del paradosso che preferiva i tiranni ai redentori, prendeva un sonnifero «quando colgo in me un moto di ribellione», pensava che «da duemila anni Gesù si vendica su di noi di non essere morto su un divano». Metafisico e psicologo implacabile, «disilluso del comunismo quanto della democrazia», pensava, come Anassimandro, che «la cosa migliore sarebbe non essere». Vi ricorda qualcuno?Ultimativo.Mario Andrea Rigoni, In compagnia di Cioran, 2004