sabato 31 maggio 2008

D'accordo

Per quel che può valere, io a vedere il Divo mi sono persino addormentato, a un certo punto. Penso sia una via di mezzo malriuscita tra un'ennesima storia di misteri d'Italia - peraltro su misteri già esposti e romanzati in ogni salsa - e una parodia da bagaglino sulla nostra mediocre classe politica. Esagero, certo: ma mi aspettavo che la annunciata capacità di Sorrentino di trasformare in grottesco e surreale un pezzo di storia italiana e di confezionarlo cinematograficamente andasse oltre l'abuso della zoommata, del rallentatore e delle musiche originali e spiazzanti.
Poi magari non ho capito io: ma mi chiedo che ci abbiano trovato a Cannes in un film tutto ammiccamenti demagogici al pubblico italiano e vicende abbozzate e non spiegate, se non il frequente compiacimento estero nel macchiettizzare ogni cosa e pensare di aver capito un paese.
p.s. naturalmente ci sono alcuni buoni momenti nel film: ma l'unico veramente notevole è quello in cui la moglie di Andreotti gli dice la cosa che finalmente contraddice la sciocca e annosa sudditanza di mezza Italia - sinistra compresa - nei confronti del potere di Andreotti, e un luogo comune ripetuto mille volte: ovvero che lei sa distinguere uno con la battuta pronta da uno intelligente, e Andreotti è la prima cosa.
p.p.s vedo la puntata di Annozero sul film, con testimonianze e documenti, ed è invece avvincente e istruttiva: a conferma di come anche questa storia abbia solo da perdere dal suo romanzamento.
wiitgenstein.it