mercoledì 16 aprile 2008

Twin


È un merito critico di Gino Ruozzi aver dimostrato, con due volumi antologici editi nei «Meridiani» Mondatori (Epigrammi italiani, a cura di Gino Ruozzi, Einaudi, 2001), che è esistita ed esiste anche in Italia, e non solo in Francia o in Germania, una ricca tradizione aforistica. A ideale complemento di quell’impegnativo e originale lavoro lo studioso antologizza adesso, da Machiavelli fino a Montale, la tradizione certamente più nota di un genere tanto affine all’aforisma, l’epigramma: entrambi condividono infatti brevità e arguzia, non distinguendosi rigorosamente fra loro se non per il fatto che l’uno è in versi, l’altro in prosa. Rinato in epoca rinascimentale sull’esempio dell’Antologia Palatina, di Catullo e di Marziale, questo genere lirico aveva un campo di applicazioni e di riferimenti indefinito, come il sonetto: Burckhardt ricorda che sotto Leone X non c' era forma più conveniente per «ogni argomento reale o immaginario, che si prestasse allo scherzo, alla malignità, al lutto, alla contemplazione».
Nel tardo Cinquecento e nel Seicento, con l’affermarsi del gusto concettistico, l’epigramma diede una particolare inflessione all' intero stile letterario. Il giovanissimo Leopardi lamentò nel 1814 che l’Italia non avesse raggiunto nell’epigramma la fama della Francia, benché la nostra lingua avesse doti di «energia» e di «vibratezza» pari alla francese. Qual è stato dunque l’esito dell’incitamento di Leopardi? A giudicare dalla scelta di Ruozzi si direbbe che l’Ottocento abbia dato, in molti minori o sconosciuti, esiti pregevoli tanto quanto sembrano piuttosto mediocri quelli di noti scrittori del Novecento.
Naturalmente, anche in quest’ultimo secolo vi sono belle eccezioni. Perfetto (per l’incatenamento di un endecasillabo e di un settenario rimati, per l’impiego della figura etimologica e dell’allitterazione, oltre che per il «concetto») è questo epigramma di Fortini contro Bassani: «Tra prìncipi e princìpi incerti e vani / vano passa Bassani». Dello stesso autore è l’epigramma più breve che sia stato scritto e che si possa scrivere: «Carlo Bo. / No». La formula potrebbe trovare altri destinatari. Per esempio, nonostante il Nobel: «Dario Fo. / No», che potrebbe dar luogo a un equanime: «Né Carlo Bo / né Dario Fo».
(Mario Andrea Rigoni, Epigrammi, lo sport segreto degli italiani, “
Corriere della Sera”, 17 gennaio 2002)