martedì 9 gennaio 2007

Ridicolo

«L’idea innovatrice di Eco, secondo il quale Mike Buongiorno rappresentava la “mediocrità” della società italiana rimbalzante avanti e indietro attraverso la televisione, è ancora valida. Ma forse c’è un aggiornamento da fare. La definizione è stata suggerita da un amico e collega, Jacopo Zanchini. Ha definito l’Italia un paese particolarmente suscettibile al “ridicolo”. Questo si vede nel modo più sfacciato nel duello tra i programmi della domenica, pieni di riciclata spazzatura di gente senza talento. Non è chiaro chi abbia cominciato prima, se “Domenica In” oppure “Buona Domenica”, né se sia più ridicolo inventare un simile format oppure copiarlo. Ma il fatto che entrambi continuino ad avere successo è una prova che il paese nel suo complesso è effettivamente un po’ ridicolo. Perché, per esempio, quasi ogni settimana i giornali pubblicano articoli di prima pagina sul traffico del weekend? Il ridicolo all’italiano è il melodramma calato su ciò che è banale e ordinario; è lamentarsi per il “caldo della Madonna” non appena arriva il caldo dell’estate (in estate); è definire ogni problema un’“emergenza”; è la conferenza stampa di Rutelli in programma da dieci giorni; è la sfilata delle soubrette che parlano di politica da Vespa; è il sussulto di orrore quando Calderoli critica Ciampi. La buona notizia è che un settimanale americano è più interessato alla bravura, ossia a Umberto Eco, che al ridicolo dell’Italia».
(Jeff Israely, Il paese del ridicolo, “Il Foglio”, 8 giugno 2005)