In Ricordati di me di Gabriele Muccino si mostra che puntare alla carriera di velina non fa male né alla salute né al preconscio (Valentina, la figlia) e che insegnare Dante in un liceo è una deprimente rottura di palle (Giulia, la madre). Muccino ha dichiarato nelle interviste di nutrire «un’irritazione profonda verso questi uomini e queste donne che si mettono una maschera e non sanno ascoltare se stessi» e di considerare Valentina un «personaggio estremo, arrogante, mediocre».
Diciamo la verità: Valentina è una teenager vivace e carinissima che fa sesso in appartamenti lussuosi con ragazzi molto fighi, ben vestiti, dal carattere non certo peggiore di tanti capuffici e colleghi decisamente meno giovani, belli e ricchi: il tutto non credo stimoli nella spettatrice media condanne giansenistiche o furori russoviani. Dunque delle tre, l'una: 1) Muccino ha fallito (l’intentio auctoris non coincide con l’intentio operis); 2) non la conta giusta; 3) extrema ratio, si inchina anche lui al balzachiano «trionfo del realismo» del vecchio Engels, guarda un po’.
Diciamo la verità: Valentina è una teenager vivace e carinissima che fa sesso in appartamenti lussuosi con ragazzi molto fighi, ben vestiti, dal carattere non certo peggiore di tanti capuffici e colleghi decisamente meno giovani, belli e ricchi: il tutto non credo stimoli nella spettatrice media condanne giansenistiche o furori russoviani. Dunque delle tre, l'una: 1) Muccino ha fallito (l’intentio auctoris non coincide con l’intentio operis); 2) non la conta giusta; 3) extrema ratio, si inchina anche lui al balzachiano «trionfo del realismo» del vecchio Engels, guarda un po’.